Stella (Rione Sanità)

Qui è nato Totò, si sono ispirati Eduardo De Filippo per tante commedie, Rossellini e De Sica per alcuni film. Sembra di camminare su un set cinematografico: “L’oro di Napoli” di Vittorio de Sica con Totò, Sophia Loren, Silvana Mangano, Eduardo De Filippo; “Viaggio in Italia”, di Rossellini, con Ingrid Bergman; “Ieri, oggi e domani” con Sophia Loren e Marcello Mastroianni; “Il Fantasma di Via Sanità”, di Nanni Loy, questi sono solo alcuni dei più popolari film girati in questo folcloristico quartiere.
Situato in una valle ai piedi della collina di Capodimonte, fu considerato il posto ideale sin dall’epoca greco-romana come luogo di sepoltura. In questo rione sono sorti ipogei ellenistici e catacombe paleocristiane, come quelle di San Gennaro e San Gaudioso e il Cimitero delle Fontanelle, realizzato all’interno di una gigantesca cava di tufo scavata sotto la collina di Materdei con l’intento di ospitare le vittime della grande peste del 1656, e che rappresenta, unitamente al culto delle anime pezzentelle, il rapporto che da sempre il popolo napoletano ha con l’aldilà.

Il rione venne tagliato fuori dalla città a inizio Ottocento quando furono realizzati Corso Napoleone e il ponte per volere di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat. L’isolamento ha provocato nel tempo un lento processo di emarginazione economica e sociale unitamente al degrado architettonico e urbanistico.

La natura incontaminata del luogo e quella miracolosa delle catacombe, intese insieme come salubritas, spiegano l’etimo della zona. Il quartiere si sviluppò urbanisticamente dalla fine del XVI secolo fino al XVIII, inizialmente destinato ad accogliere importanti famiglie nobiliari e facoltosi borghesi della città (testimonianza di ciò, i maestosi palazzo Sanfelice a via Arena della Sanità e palazzo dello Spagnolo ai Vergini), col passare del tempo è diventata una delle zone più popolari di Napoli.

La Sanità è diventata una sorta di “periferia al centro della città”. Il desiderio di rinascita ha tratto forza dalla crescente consapevolezza delle ricchezze storico-culturali del quartiere. Oggi nel Rione Sanità lavorano oltre 30 enti no profit (cooperative, associazioni, gruppi parrocchiali etc.) che si propongono come un nuovo modello di imprenditoria sociale, sana, solidale e sostenibile.