Non tutti sanno che

Napoli è indubbiamente una città che offre la possibilità di visitare moltissimi luoghi famosi nel mondo. Scenari da cartolina, monumenti ed opere d’arte celebrati da secoli. Eppure non tutti sanno che Napoli nasconde, spesso in luoghi inimmaginabili, dei veri tesori. Tra le vie della città, celati nel dedalo dei vicoli meno noti potrete trovare delle autentiche meraviglie. Ecco quindi qualche consiglio su alcune delle cose da non perdere a Napoli.

L’anfiteatro romano

Guarda sotto il letto a Napoli e cosa ci trovi? Un Anfiteatro romano del I secolo. Eh già!Il teatro romano di Neapolis (detto anche teatro romano dell’Anticaglia) è un sito archeologico che sorge nel cuore del centro storico di Napoli, presso il decumano superiore.Il sito è precisamente ubicato nella zona compresa tra via Anticaglia a nord, via San Paolo a ovest e vico Giganti a est. L’ingresso si trova in un basso in vico Cinquesanti, e per accedere si deve letteralmente entrare sotto il letto. Una parte del teatro costituisce l’ultima tappa del percorso riguardante il sottosuolo di Napoli mentre altri frammenti sono liberamente visibili lungo i decumani. Risalente all’età romana, nel I secolo a.C., il teatro è sorto al posto di un preesistente edificio greco del IV secolo a.C., anch’esso probabilmente destinato alla rappresentazione teatrale.

La scala ellittica

Il Palazzo Mannajuolo è un palazzo di Napoli ubicato in via Filangieri, nel quartiere Chiaia, e rappresenta uno dei più riusciti esempi di architettura liberty della città. L’edificio fu realizzato e progettato da Giulio Ulisse Arata con la collaborazione degli ingegneri Gioacchino Luigi Mellucci e Giuseppe Mannajuolo, utilizzando una delle più moderne tecniche di costruzione: il calcestruzzo armato. La struttura è influenzata dalle esperienze moderniste e dalla scelta di utilizzare un linguaggio locale, come l’adozione di neo-barocchismi dell’architettura napoletana del Seicento e del Settecento. Vero gioiello nella parte centrale dell’edificio è la scala principale ellissoidale, in marmo a sbalzo e con balaustra in ferro battuto. Nel 2017 vi sono state girate alcune scene del film Napoli velata del regista Ferzan Özpetek.

Archivio Parisio

Per conoscere l’assetto della città e i suoi cambiamenti nel tempo non c’è nulla di meglio che visitare l’Archivio Fotografico Parisio in Piazza del Plebiscito. Gestito da un’associazione omonima, ha sede sotto il porticato San Francesco di Paola. Il luogo non è casuale visto che proprio in quegli stessi locali, nel 1924, aprì l’atelier fotografico di Giulio Parisio. Sono proprio le opere di questo grande fotografo a rappresentare il fulcro della collezione: Parisio, nei decenni, ha raccontato meglio di chiunque altro lo sviluppo di Napoli e di tutta la Campania, focalizzandosi soprattutto sulla crescita industriale e “moderna” della città tutta, come l’Italsider di Bagnoli e l’Olivetti di Pozzuoli. Il resto della collezione comprende, invece, le fotografie dei fratelli Troncone, che in 80 anni hanno immortalato Napoli nel suo sviluppo.

L’orologio del Teatro San Carlo…

Balletti, opere liriche e una architettura mirabile non sono la sola caratteristica del Real Teatro San Carlo. Superata la meraviglia della sala affrescata e ricca di ceselli non si deve perdere l’occasione di ammirare il singolare orologio situato nel sottarco del proscenio. A girare, infatti, non è la lancetta come quasi sempre capita ma, piuttosto, il quadrante dell’orologio. Infatti, è sufficiente osservare il braccio destro della figura alata per rendersi conto che rimane fermo nonostante lo scorrere incessante del tempo. La leggenda vuole che la sirena, rappresentata in basso a sinistra dell’orologio, suggerisca al Tempo, la figura alata, di far scorrere più lentamente i minuti in modo tale da riuscire così a godere della bellezza delle arti anch’esse rappresentate alla sinistra dell’orologio nelle vesti delle tre Muse: la Poesia, la Musica e la Danza. La corona dell’orologio, invece, è più simile ad uno zodiaco con le cifre orarie che ruotano intorno al dito del Tempo.

…e quello di Piazza Dante

Nella grande Piazza Dante (l’antico Foro Carolino), crocevia tra la città antica di Napoli, via Toledo ed i quartieri Spagnoli si trova un raro esemplare di orologio astronomico, capace di calcolare con esattezza il culmine massimo del sole allo Zenith che comunemente chiamiamo mezzogiorno. L’orologio Astronomico di Napoli, realizzato nel 1853, fu sistemato in cima alla torretta della stupenda facciata vanvitelliana del Convitto Vittorio Emanuele in Piazza Dante. L’orologio è stato rimesso in funzione grazie ad un restauro nel 2008 ed è in grado di cogliere con esattezza lo zenith, il punto più alto del sole. L’Equazione del Tempo è un efficiente meccanismo astronomico che calcola la differenza tra il tempo solare vero e il tempo solare medio. Quando la lancetta è centrale, significa che tempo medio e tempo reale coincidono perfettamente. Significa anche che le ore 12 del nostro orologio sono realmente le ore 12 (il sole è al suo zenith). Lo zenith avviene 4 volte l’anno: 15 aprile, 15 giugno, 1 settembre, 25 dicembre.

L’affresco celato

Proprio accanto al murales raffigurante San Gennaro realizzato dal giovane artista Jorit sorge la chiesa di San Giorgio Maggiore, una chiesa monumentale di Napoli ubicata in piazzetta Crocelle ai Mannesi, lungo via Duomo, nel cuore del centro antico della città. Questa splendida chiesa paleocristiana ristrutturata da Cosimo Fanzago custodisce diversi capolavori di Solimena, tavole bizantine e un crocifisso ligneo del 1200. Ma c’è un vero tesoro nascosto dietro uno dei due dipinti nella zona dell’abside. Sulla parete alla sinistra dell’altare infatti, dietro la già splendida tela di Alessio d’Elia raffigurante San Giorgio che uccide il drago, si trova un affresco di Aniello Falcone risalente al 1645 avente il medesimo soggetto.

Madonna con pistola di Bansky

Napoli è certamente una città dove l’arte si respira ovunque: palazzi, dipinti, statue. Ovunque si guardi un capolavoro. Da qualche anno Napoli è una città dove la Street Art, l’arte di strada, è di casa, e dove un po’ ovunque si possono trovare veri e propri capolavori. Si va dai murales di Jorit (tra cui il bellissimo San Gennaro a Forcella) alle nuove opere nei quartieri di Materdei e Ponticelli di Zed o di Rosk e Loste fino alle ultime opere di Roxy in the box che, nei Quartieri Spagnoli dove personaggi famosi sono seduti fuori dai bassi). Ma a piazza Gerolomini, in pieno centro storico di Napoli, esiste un’opera unica: una Madonna opera di Banksy. L’artista inglese Banksy è forse il più famoso esponente mondiale della Street Art, e città importanti come New York, Londra o Parigi e New York o addirittura la Cisgiordania, sono piene delle sue opere. E forse non tutti sanno che le uniche opere in Italia di Banksy sono a Napoli. L’artista aveva già realizzato una prima opera vicino Via Benedetto Croce: una sua interpretazione dell’estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, una rappresentazione attuale con in mano delle patatine e un panino quali emblema del consumismo. Purtroppo l’estasi di Banksy fu cancellata da un altro writer, un certo Hes che la coprì con un suo grande murales. Sembra che l’opera a suo tempo fosse valutata sui 100.000 dollari.

Archivio Storico del Banco di Napoli

Nella vita tutti abbiamo avuto a che fare con le Banche, per un pagamento o un debito. L’Archivio Storico del Banco di Napoli rappresenta la più imponente raccolta archivistica di documentazione bancaria esistente al mondo. In circa 330 stanze sono raccolti e catalogati documenti bancari che vanno dalla metà del 1500 ad oggi. Esso si trova nella sede della Fondazione Banco di Napoli, in via dei Tribunali 213, nel cinquecentesco palazzo Ricca e nell’attiguo palazzo Cuomo. Il Cartastorie la stupefacente mole di documenti conservati aiuti a farsi un’idea più accurata della storia di Napoli, dal Popolo ai nobili ed ecclesiastici più illustri. Curatissimo e coinvolgente l’allestimento, improntato alla multimedialità e facilmente fruibile anche in inglese. Interessanti gli aneddoti veicolati attraverso i documenti selezionati, fra cui la storia legata al Cristo Velato e molti documenti legati a vicende di scultori, scrittori e artisti di fama.

Il Palazzo dello Spagnolo

Le corti e i cortili di tanti palazzi antichi della città sono esempi di architettura, pittoresche scenografie naturali di umane vicende. Tra i più belli e meglio conservati c’è di sicuro Palazzo dello Spagnolo o dello Spagnuolo, un palazzo monumentale ubicato in via Vergini nel rione Sanità, in pieno centro storico cittadino. Il palazzo è forse il più pregevole esempio di architettura civile in stile barocco napoletano, grazie soprattutto alla imponenza esemplare della scala principale a doppia rampa, che costituisce la facciata interna dell’edificio, nonché caratteristica architettonica principale del barocco napoletano. Non a caso sono diversi gli edifici in tale stile che presentano uno scalone d’accesso simile a quello del palazzo dello Spagnolo. Si ricordano per esempio anche il palazzo Trabucco, Palazzo Venezia, palazzo Sanfelice, Palazzo di Majo, Palazzo Tufarelli ed altri ancora. Tutto l’edificio è inoltre caratterizzato da decorazioni in stucco in stile rococò, le quali sono state realizzate intorno al 1740 dallo stuccatore Aniello Prezioso, su schizzo di Attanasio. Le porte di accesso agli appartamenti sono decorate con stucchi che inquadrano medaglioni con i ritratti a busto della famiglia che abitava quell’appartamento. principale a doppia rampa, che costituisce la facciata interna dell’edificio, nonché caratteristica architettonica principale del barocco napoletano. Non a caso sono diversi gli edifici in tale stile che presentano uno scalone d’accesso simile a quello del palazzo dello Spagnolo. Si ricordano per esempio anche il palazzo Trabucco, Palazzo Venezia, palazzo Sanfelice, Palazzo di Majo, Palazzo Tufarelli ed altri ancora. Tutto l’edificio è inoltre caratterizzato da decorazioni in stucco in stile rococò, le quali sono state realizzate intorno al 1740 dallo stuccatore Aniello Prezioso, su schizzo di Attanasio. Le porte di accesso agli appartamenti sono decorate con stucchi che inquadrano medaglioni con i ritratti a busto della famiglia che abitava quell’appartamento. Il palazzo venne acquistato da un nobile di Spagna, Tommaso Atienza, il cui soprannome lo Spagnolo è il motivo per cui il palazzo si chiama oggi in tale modo. 

Ospedale delle Bambole

Nel cuore del Centro Storico, precisamente in Via San Biagio Dei Librai, 39 si trova uno dei tipici palazzi partenopei con la corte interna: Palazzo Marigliano. Ma questa non è solo una dimora è addirittura un luogo di rinascita. In questa antica bottega dove la terza generazione di artigiani della famiglia Grassi lavora con passione, si trovano stanze dove in ogni angolo sono esposte bambole antiche, pezzi di ricambio, testine da dipingere e barattoli con occhietti da sostituire. E ancora orsetti di pezza, cavallucci a dondolo, pupi, marionette e macchinine antiche. Qui i giocattoli, i balocchi compagni di giochi di bambini di oggi e soprattutto di ieri possono tornare agli antichi splendori, riportando alla luce ricordi ed emozioni. Visitare questo Ospedale magico, “dove non esiste sala mortuaria ma tutti i pazienti escono vivi” come dice la titolare Tiziana Grassi, è un’esperienza da non perdere, per conoscere una attività ultracentenaria, un laboratorio di narrazione multimediale che racconta attraverso immagini, suoni e voci la stratificazione delle esperienze di “accumulo” del passato e suggerisce la enorme potenzialità evocativa data dalle presenze che abitano l’Ospedale delle Bambole. Non si sa da quale luogo o tempo provengano, ma le loro ferite ricucite e “acconciate” si intrecciano in un unico racconto di volti, affetti e ricordi. Per ognuno di voi. Gli orari di visita in corsia sono dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17,30, il sabato dalle 10 alle 18 e la domenica dalle 10 alle 14.

 

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